Lasciamo  perdere dunque simili forme di stupidità o millanteria e pur di  apprendere e assimilare le riflessioni utili accettiamo anche le  risatine di chi vuol dare a vedere di essere intellettualmente dotato,  come fecero Cleante e Senocrate, che in apparenza erano più lenti dei  compagni, ma in realtà non demordevano dall'apprendere e non si  smarrivano d'animo, ed erano anzi i primi a prendersi in giro,  paragonandosi a vasi dall'imboccatura stretta o a tavolette di bronzo,  alludendo al fatto che facevano fatica ad accogliere le parole, ma poi  le conservavano in modo saldo e sicuro39. 
Perché  non solo, come dice Focilide, spesso deve subire delusioni chi aspira  alla virtù, ma spesso deve accettare anche di essere; deriso e  schernito, e sopportare canzonature e volgarità pur di eliminare con  tutto se stesso la propria ignoranza ed abbatterla. 
Non  bisogna trascurare, d'altra parte, nemmeno l'errore contrario, che  taluni commettono per indolenza, col risultato di rendersi sgradevoli e  fastidiosi: quando sono per conto loro non vogliono scomodarsi, ma poi  disturbano chi parla sottoponendogli in continuazione domande sugli  stessi argomenti, come uccellini implumi che stanno sempre a bocca  aperta verso l'altrui bocca e vogliono ricevere da altri ogni cosa ormai  pronta e predigerita. C'è poi chi aspira a guadagnarsi la fama di  persona attenta e acuta dove non è il caso, e sfinisce chi parla a forza  di chiacchiere e 
di  curiosità, sollevando in continuazione quesiti non necessari o  chiedendo spiegazioni su argomenti che non ne hanno alcun bisogno: così  strada corta diventa lunga, come dice Sofocle, e non solo per loro, ma  anche per gli altri. 
Interrompendo  in continuazione il maestro con domande vane e superflue, come in un  viaggio in compagnia, non fanno che intralciare l'andamento regolare  dell'apprendimento, che subisce fermate e ritardi. 
Questi  tali somigliano, secondo Ieronimo, a quei cagnolini vili e insistenti,  che in casa mordono le pelli delle fiere e ne strappano il vello, mentre  se queste fossero vive si guaderebbero bene dal toccarle. Dobbiamo  esortare i pigri di cui parlavamo a mettere insieme il resto da soli,  una volta che l'intelligenza abbia fatto loro comprendere i punti  essenziali, tenendo a mente quanto hanno ascoltato perché sia loro da  guida nel proseguimento della ricerca e accogliendo la parola altrui  come principio e seme da sviluppare ed accrescere. 
La  mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto,  come legna, di una scintilla che l'accenda e vi infonda l'impulso della  ricerca e un amore ardente per la verità. Come  uno che andasse a chiedere del fuoco ai vicini, ma poi vi trovasse una  fiamma grande e luminosa e restasse là a scaldarsi fino alla fine, così  chi si reca da un altro per prendere la sua parola ma non pensa di  dovervi accendere la propria luce e la propria mente, e siede incantato a  godere di ciò che ascolta, trae dalle parole solo un riflesso esterno,  come un volto che s'arrossa e s'illumina al riverbero della fiamma,  senza riuscire a far evaporare e scacciare dall'anima, grazie alla  filosofia, quanto vi è dentro di fradicio e di buio. 
 
Plutarco