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domenica 11 settembre 2011

E poi venne il cristianesimo...

Poi venne il cristianesimo e con esso la maledizione della carne. Il cristianesimo ha spezzato il mandala, i quattro che compongono l'armonia. Tre si trovano raccolti e separati dal quarto, il diavolo, che l'iconografia prese a dipingere con i tratti di Pan, il dio greco del sesso che, nell'ora meridiana da lui preferita, rincorreva con i suoi zoccoli da capra e le sue corna mozze le ninfe del bosco. Il cristianesimo tenne le file della sessualità in Occidente, dove il cielo era separato dalla terra e lo spirito dalla carne. Se un bel giorno si smettesse di esecrare la pornografia, che poi altro non è se non la carne nella sua solitudine, e si incominciasse a esecrare chi ha ridotto la carne in solitudine, separandola dal cielo per farne l'anticamera dell'inferno, il primo girone della Commedia.
Umberto Galimberti

sabato 10 settembre 2011

Novecento (pag 55-56-57) - Alessandro Baricco

Non e' quel che vidi che mi fermò. E' quello che non vidi. Puoi capirlo fratello? E' quel che non vidi ... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata citta c'era tutto tranne... c'era tutto ma non c'era una fine. Quel che non vidi e' dove finiva tutto quello, la fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno puo' fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita e' la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si puo' vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa e' la verita', che non finiscono mai e quella tastiera e' infinita... Se quella tastiera e' infinita, allora su quella tastiera non c'e' musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello e' il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n'e' a migliaia, come fate voi laggiu' a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'e'. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormita', solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non piu' di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicita', su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato cosi'. La terra, quella e' una nave troppo grande per me. E' un viaggio troppo lungo. E' una donna troppo bella. E' un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare. Perdonatemi, ma io non scendero'. Lasciatemi tornare indietro, per favore.

Alessandro Baricco

Spesso il male di vivere ho incontrato - Eugenio Montale

Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale

Veronika decide di morire - Paulo Coelho

"Perché alcune persone tentano di opporsi al corso naturale della vita, che è quello di lottare per sopravvivere a qualsiasi costo?"
"Stavo piangendo proprio per questo" disse Veronika.
"Quando ho preso le pastiglie, volevo uccidere qualcuno che detestavo. Non sapevo che, dentro di me, esistevano altre Veronike che avrei potuto amare."
"Che cos'è che spinge una persona a detestarsi?"
"Forse la vigliaccheria. Oppure l'eterna paura di vivere nell'errore, di non fare ciò che gli altri si aspettano."


Paulo Coelho

L'Infinito - Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare

Giacomo Leopardi

giovedì 8 settembre 2011

L'arte di Ascoltare - Plutarco

Lasciamo perdere dunque simili forme di stupidità o millanteria e pur di apprendere e assimilare le riflessioni utili accettiamo anche le risatine di chi vuol dare a vedere di essere intellettualmente dotato, come fecero Cleante e Senocrate, che in apparenza erano più lenti dei compagni, ma in realtà non demordevano dall'apprendere e non si smarrivano d'animo, ed erano anzi i primi a prendersi in giro, paragonandosi a vasi dall'imboccatura stretta o a tavolette di bronzo, alludendo al fatto che facevano fatica ad accogliere le parole, ma poi le conservavano in modo saldo e sicuro39.
Perché non solo, come dice Focilide, spesso deve subire delusioni chi aspira alla virtù, ma spesso deve accettare anche di essere; deriso e schernito, e sopportare canzonature e volgarità pur di eliminare con tutto se stesso la propria ignoranza ed abbatterla.
Non bisogna trascurare, d'altra parte, nemmeno l'errore contrario, che taluni commettono per indolenza, col risultato di rendersi sgradevoli e fastidiosi: quando sono per conto loro non vogliono scomodarsi, ma poi disturbano chi parla sottoponendogli in continuazione domande sugli stessi argomenti, come uccellini implumi che stanno sempre a bocca aperta verso l'altrui bocca e vogliono ricevere da altri ogni cosa ormai pronta e predigerita. C'è poi chi aspira a guadagnarsi la fama di persona attenta e acuta dove non è il caso, e sfinisce chi parla a forza di chiacchiere e
di curiosità, sollevando in continuazione quesiti non necessari o chiedendo spiegazioni su argomenti che non ne hanno alcun bisogno: così strada corta diventa lunga, come dice Sofocle, e non solo per loro, ma anche per gli altri.
Interrompendo in continuazione il maestro con domande vane e superflue, come in un viaggio in compagnia, non fanno che intralciare l'andamento regolare dell'apprendimento, che subisce fermate e ritardi.
Questi tali somigliano, secondo Ieronimo, a quei cagnolini vili e insistenti, che in casa mordono le pelli delle fiere e ne strappano il vello, mentre se queste fossero vive si guaderebbero bene dal toccarle. Dobbiamo esortare i pigri di cui parlavamo a mettere insieme il resto da soli, una volta che l'intelligenza abbia fatto loro comprendere i punti essenziali, tenendo a mente quanto hanno ascoltato perché sia loro da guida nel proseguimento della ricerca e accogliendo la parola altrui come principio e seme da sviluppare ed accrescere.
La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come legna, di una scintilla che l'accenda e vi infonda l'impulso della ricerca e un amore ardente per la verità. Come uno che andasse a chiedere del fuoco ai vicini, ma poi vi trovasse una fiamma grande e luminosa e restasse là a scaldarsi fino alla fine, così chi si reca da un altro per prendere la sua parola ma non pensa di dovervi accendere la propria luce e la propria mente, e siede incantato a godere di ciò che ascolta, trae dalle parole solo un riflesso esterno, come un volto che s'arrossa e s'illumina al riverbero della fiamma, senza riuscire a far evaporare e scacciare dall'anima, grazie alla filosofia, quanto vi è dentro di fradicio e di buio. 
 
Plutarco

Per costruirsi un'identità - Albert Einstein

Quando non sai da dove vieni inciampi pure per fare quache passettino. Quando ti chiedi "chi sono" è perchè non sai quello che eri. Tu sei un nano accoccolato sulle spalle di un gigante. Non spaventarti ma cerca di fartelo amico, scoprendo che ti somiglia troverai te stesso. Quello che trovi per un attimo potrebbe non piacerti, ma tu va avanti e alla lunga ti adorerai.

Albert Einstein